Chi sono
E’ il marzo 2020 e mi ritrovo chiusa in casa da un giorno all’altro, in quarantena. I negozi sono chiusi, la città bloccata e non si può più uscire. Come passare il tempo? Si possono vedere le lezioni dell’università, si può suonare, scrivere, imparare cose nuove..
Poi un pomeriggio vedo nella vetrinetta di mio papà una vecchia Canon analogica. La prendo, recupero da internet una batteria, dei rullini e scovo un laboratorio che sviluppa rullini vicino Milano. Basta mandarglielo via posta.
Così è cominciata la mia avventura, dopo un diploma in Musical Theatre, lavoretti da attrice, o modella, scopro per caso il mondo della fotografia analogica e me ne innamoro. Appena le restrizioni si sono allentate ho cominciato a scattare ritratti ad amiche, poi la pagina Instagram, poi il canale Youtube e infine qualche lavoro.
Autodidatta, ho imparato a scattare con quella vecchia Canon AE1 Program, ho cominciato sperimentando, annotando ad ogni scatto come stavo scattando (i tempi, il diaframma, l’iso, le condizioni atmosferiche..). Ancora adesso credo che l’unico modo per imparare davvero sia sperimentare e mettersi all prova. Sbagliare, sbagliare e trovare una soluzione.
Perchè scegliere l'analogico?
Non ha senso parlare di comodità e praticità dell’analogico rispetto al digitale. Si potrebbe stilare una lista lunghissima su tutti i motivi per cui scattare in digitale è più comodo, ma non siamo qui per questo.
Anche perché è vero che il digitale però sembrare più comodo, ma mentre le foto su rullino hanno bisogno dello sviluppo che richiede un pomeriggio, le foto in digitale hanno bisogno della post-produzione che richiede spesso giorno di lavoro.
Scegliere di scattare in analogico è un questione, secondo me, di stile. E’ una scelta stilistica e narrativa, estetica e affascinante. L’estetica dell’analogico è ricavabile attraverso la post-produzione? Sì, ma solo dopo ore di lavoro. Mentre su rullino la foto non ha neanche bisogno di essere toccata. Inoltre le fotografia di rullino sono molto più definite, il range dinamico e la profondità dei colori è maggiore.
Infine, credo che l’imperfezione celata nella pellicola sia un valore aggiunto. La grana, la vivacità dei colori, la sovraesposizione creano un’immagine viva, un’immagine imperfetta che dopo circa 20 anni di digitalizzazione estrema stiamo imparando a riapprezzare.